Aspetti generali
La Valle rientra, secondo la classificazione SOIUSA (Suddivisione Orografica Internazionale Unificata del Sistema Alpino) del 2005, nella sezione prealpi luganesi e sottosezione prealpi varesine. Ha andamento NE-SW ed è solcata interamente dal torrente Giona, che nasce in territorio elvetico dalle pendici del monte Tamaro (1951m) e sfocia nel lago Maggiore, in territorio italiano, formando un ampio conoide sul quale sorge l’abitato di Maccagno. Il perimetro della valle può essere infatti individuato nel perimetro del bacino idrografico del torrente Giona.
Geografia fisica
In particolare, fanno da spartiacque i monti: Montagnola, Borgna, Cadrigna, Sirti, Covreto, Paglione, Gambarogno, Tamaro, Gradiccioli, Pola, Magno, Lema, Gradisea, Motti dei Ronchetti (vedi figura sopra). La cima più elevata risulta essere il M. Tamaro con i suoi 1951m.
Numerose le vallette laterali con i rispettivi corsi d’acqua che confluiscono nel torrente Giona, partendo dalla parte sommitale della valle, i principali sono: Laveree, Ri (Frigeria), Viaschina, Crana (Arasio) e Casmera(emissario del lago Delio); è presente anche un lago posto a circa 900 metri di quota, il lago Delio, di origine glaciale, che è stato successivamente modificato dall’intervento umano: al 1911 risale il primo intervento sulla cui base negli anni sessanta sono stati costruiti due nuovi sbarramenti, la diga Sud e la diga Nord, che ne hanno aumentato notevolmente la capienza, per sfruttarlo come bacino a fini idroelettrici con la centrale di Roncovalgrande, realizzata interamente all’interno della montagna grazie ad una imponente opera di scavo.
Dalle vette dei monti si può ammirare il lago Maggiore, ed è quindi doveroso fare una breve descrizioni delle sue origini. La sua origine non è semplicemente, come si può pensare, di sola escavazione glaciale, ma come gli altri laghi pedemontani la sua storia è un po' più complessa: circa 6-7 milioni di anni fa (durante il Messiniano, un piano della scala dei tempi geologici) ci fu il disseccamento del Mediterraneo, questo mare interno infatti si isolò dall’Oceano Atlantico a seguito della chiusura dello stretto di Gibilterra, questo portò alla sua successiva evaporazione, ciò creò un notevole dislivello tra i corsi d’acqua e il mare, aumentando notevolmente il potere erosivo dei fiumi che formarono così imponenti canyon, come nel caso del lago Maggiore, con il rinnalzamento del livello del mare (dopo la riapertura dello stretto di Gibilterra)questi canyon furono per buona parte riempiti dai detriti portati dai fiumi stessi. Infine, ci fu l’azione dei ghiacciai che allargarono ulteriormente il bacino dandogli la forma attuale.
Numerose le vallette laterali con i rispettivi corsi d’acqua che confluiscono nel torrente Giona, partendo dalla parte sommitale della valle, i principali sono: Laveree, Ri (Frigeria), Viaschina, Crana (Arasio) e Casmera(emissario del lago Delio); è presente anche un lago posto a circa 900 metri di quota, il lago Delio, di origine glaciale, che è stato successivamente modificato dall’intervento umano: al 1911 risale il primo intervento sulla cui base negli anni sessanta sono stati costruiti due nuovi sbarramenti, la diga Sud e la diga Nord, che ne hanno aumentato notevolmente la capienza, per sfruttarlo come bacino a fini idroelettrici con la centrale di Roncovalgrande, realizzata interamente all’interno della montagna grazie ad una imponente opera di scavo.
Dalle vette dei monti si può ammirare il lago Maggiore, ed è quindi doveroso fare una breve descrizioni delle sue origini. La sua origine non è semplicemente, come si può pensare, di sola escavazione glaciale, ma come gli altri laghi pedemontani la sua storia è un po' più complessa: circa 6-7 milioni di anni fa (durante il Messiniano, un piano della scala dei tempi geologici) ci fu il disseccamento del Mediterraneo, questo mare interno infatti si isolò dall’Oceano Atlantico a seguito della chiusura dello stretto di Gibilterra, questo portò alla sua successiva evaporazione, ciò creò un notevole dislivello tra i corsi d’acqua e il mare, aumentando notevolmente il potere erosivo dei fiumi che formarono così imponenti canyon, come nel caso del lago Maggiore, con il rinnalzamento del livello del mare (dopo la riapertura dello stretto di Gibilterra)questi canyon furono per buona parte riempiti dai detriti portati dai fiumi stessi. Infine, ci fu l’azione dei ghiacciai che allargarono ulteriormente il bacino dandogli la forma attuale.
L’area protetta: ZSC, rete natura 2000
La parte italiana della Val Veddasca è un’area protetta di “rete natura 2000”: direttiva habitat del 1992 della commissione europea, avente come scopo la conservazione della biodiversità attraverso l’individuazione e la conservazione di determinati habitat all’interno dell’unione europea.
Proposta come SIC (Sito di Importanza Comunitaria), con codice IT2010016 e poi confermata come ZSC (Zona Speciale di Conservazione), di cui, attualmente, l’ente gestore è la Comunità Montana Valli del Verbano. L’area ha una superficie di 14.919,59 (ha). In particolare, sono stati rilevati i seguenti Habitat:
COD 3130 Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei Littorelletea uniflorae e/o degli Isöeto-Nanojuncetea
COD 4030 Lande secche europee
COD 6230 Formazioni erbose di Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane (e delle zone submontane nell’Europa continentale)
COD 6410 Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi(Molinion coeruleae)
COD 7150 Depressioni su substrati torbosi del Rhynchosporion
COD 9110 Faggeti del Luzulo-Fagetum
COD 9180 Foreste di versanti, ghiaioni, e valloni del Tilio-Acerio.
Proposta come SIC (Sito di Importanza Comunitaria), con codice IT2010016 e poi confermata come ZSC (Zona Speciale di Conservazione), di cui, attualmente, l’ente gestore è la Comunità Montana Valli del Verbano. L’area ha una superficie di 14.919,59 (ha). In particolare, sono stati rilevati i seguenti Habitat:
COD 3130 Acque stagnanti, da oligotrofe a mesotrofe, con vegetazione dei Littorelletea uniflorae e/o degli Isöeto-Nanojuncetea
COD 4030 Lande secche europee
COD 6230 Formazioni erbose di Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane (e delle zone submontane nell’Europa continentale)
COD 6410 Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi(Molinion coeruleae)
COD 7150 Depressioni su substrati torbosi del Rhynchosporion
COD 9110 Faggeti del Luzulo-Fagetum
COD 9180 Foreste di versanti, ghiaioni, e valloni del Tilio-Acerio.
Inquadramento Geologico
La valle è caratterizzata principalmente da rocce affioranti di tipo metamorfico (substrati acidi-metamorfici). La Valle al di sopra dei 600 m circa, denota una morfologia dovuta all’escavazione glaciale, mentre al di sotto, si evidenzia la successiva escavazione fluviale con versanti molto ripidi e gole profonde e strette.
In particolare, da un punto di vista geologico per quest’area si fa riferimento alla “Serie dei Laghi”, appartenente al “basamento cristallino del Sud-Alpino Occidentale” diviso dal dominio alpino dalla cosiddetta “Linea Insubrica” (lineamento tettonico, costituisce il confine tra la placca Africana e quella Euroasiatica).
La serie viene suddivisa in due unità principali: “Zona Strona Ceneri”, costituita da Metabasiti, Gneiss Minuti e Cenerigneiss, e “Scisti dei Laghi”, formati da micascisti e paragneiss.
Il versante in destra orografica della valle, presenta molte frane favorite dall’inclinazione degli strati e dalle rocce presenti che risultano molto sfaldabili; mentre il versante in sinistra orografica risulta più stabile perché a “reggipoggio”.
In particolare, da un punto di vista geologico per quest’area si fa riferimento alla “Serie dei Laghi”, appartenente al “basamento cristallino del Sud-Alpino Occidentale” diviso dal dominio alpino dalla cosiddetta “Linea Insubrica” (lineamento tettonico, costituisce il confine tra la placca Africana e quella Euroasiatica).
La serie viene suddivisa in due unità principali: “Zona Strona Ceneri”, costituita da Metabasiti, Gneiss Minuti e Cenerigneiss, e “Scisti dei Laghi”, formati da micascisti e paragneiss.
Il versante in destra orografica della valle, presenta molte frane favorite dall’inclinazione degli strati e dalle rocce presenti che risultano molto sfaldabili; mentre il versante in sinistra orografica risulta più stabile perché a “reggipoggio”.
Fauna
Mammiferi
La mammalofauna di quest’area risulta molto diversificata. Per quanto riguarda i macro-mammiferi, indubbiamente predominano gli ungulati con la presenza sul territorio di cospicue popolazioni (in relazione all’estensione del sito) di Cervo (Cervus elaphus Linnaeus, 1758 ), Capriolo (Capreolus capreolus, Linnaeus, 1758), Cinghiale (Sus scrofa Linnaeus, 1758) e Camoscio (Rupicapra rupicapra, Linnaeus 1758), in particolare la popolazione di quest’ultima specie è da considerarsi una delle popolazioni che si è adattata a vivere anche alle più basse altitudini, difatti numerosi gli avvistamenti sul greto del torrente Giona nel periodo estivo.
Ben articolata risulta la popolazione di Volpe rossa (Vulpes vulpes Linnaeus, 1758), e anche quelle dei mustelidi come: il Tasso (Meles meles Linnaeus, 1758), su cui in passato sono stati fatti interessanti studi sulla distribuzione delle tane (Biancardi, Rinetti 1998, vedi bibliografia) e sull’alimentazione (Biancardi, Rinetti 1995); la Faina (Martes foina Erxleben, 1777) e la più elusiva Martora (Martes martes Linnaeus, 1758) distinguibile dalla faina per le dimensioni leggermente più grandi, la macchia golare tendente al giallo e per le abitudine arboricole. La Volpe e i mustelidi risultano essere i principali predatori ai vertici della catena alimentare, in mancanza dei grandi carnivori come Lupo, Orso e Lince, specie presenti in passato sul territorio. Per quanto riguarda la Lince e il Lupo esistono segnalazioni recenti, ma risultano essere comunque sporadiche e non sempre confermate, probabilmente riferibili ad individui in dispersione; mentre per quanto riguarda l’Orso l’ultima segnalazione documentata risale al 1817, riferita all’ultimo abbattimento (Oriani A.,1991, vedi bibliografia).
Lo Scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris Linnaeus, 1758) e la Lepre (Lepus europaeus Pallas, 1778).
Per quanto riguarda i micro mammiferi si annoverano: i gliridi, con il Ghiro (Glis glis Linnaeus, 1766) ed il Moscardino (Muscardinus avellanarius Linnaeus, 1758); il topolino selvatico (Apodemus sylvaticus Linnaeus, 1758), e le varie specie di
pipistrelli, cito la più importante in quanto inclusa nelle specie prioritarie per rete natura 2000: Vespertilio smarginato (Myotis emarginatus E.Geoffroy, 1806).
La mammalofauna di quest’area risulta molto diversificata. Per quanto riguarda i macro-mammiferi, indubbiamente predominano gli ungulati con la presenza sul territorio di cospicue popolazioni (in relazione all’estensione del sito) di Cervo (Cervus elaphus Linnaeus, 1758 ), Capriolo (Capreolus capreolus, Linnaeus, 1758), Cinghiale (Sus scrofa Linnaeus, 1758) e Camoscio (Rupicapra rupicapra, Linnaeus 1758), in particolare la popolazione di quest’ultima specie è da considerarsi una delle popolazioni che si è adattata a vivere anche alle più basse altitudini, difatti numerosi gli avvistamenti sul greto del torrente Giona nel periodo estivo.
Ben articolata risulta la popolazione di Volpe rossa (Vulpes vulpes Linnaeus, 1758), e anche quelle dei mustelidi come: il Tasso (Meles meles Linnaeus, 1758), su cui in passato sono stati fatti interessanti studi sulla distribuzione delle tane (Biancardi, Rinetti 1998, vedi bibliografia) e sull’alimentazione (Biancardi, Rinetti 1995); la Faina (Martes foina Erxleben, 1777) e la più elusiva Martora (Martes martes Linnaeus, 1758) distinguibile dalla faina per le dimensioni leggermente più grandi, la macchia golare tendente al giallo e per le abitudine arboricole. La Volpe e i mustelidi risultano essere i principali predatori ai vertici della catena alimentare, in mancanza dei grandi carnivori come Lupo, Orso e Lince, specie presenti in passato sul territorio. Per quanto riguarda la Lince e il Lupo esistono segnalazioni recenti, ma risultano essere comunque sporadiche e non sempre confermate, probabilmente riferibili ad individui in dispersione; mentre per quanto riguarda l’Orso l’ultima segnalazione documentata risale al 1817, riferita all’ultimo abbattimento (Oriani A.,1991, vedi bibliografia).
Lo Scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris Linnaeus, 1758) e la Lepre (Lepus europaeus Pallas, 1778).
Per quanto riguarda i micro mammiferi si annoverano: i gliridi, con il Ghiro (Glis glis Linnaeus, 1766) ed il Moscardino (Muscardinus avellanarius Linnaeus, 1758); il topolino selvatico (Apodemus sylvaticus Linnaeus, 1758), e le varie specie di
pipistrelli, cito la più importante in quanto inclusa nelle specie prioritarie per rete natura 2000: Vespertilio smarginato (Myotis emarginatus E.Geoffroy, 1806).
Uccelli
Numerosi anche gli uccelli nidificanti, di particolare pregio ed importanza naturalistica la presenza di una popolazione, se pur esigua, di Fagiano di Monte (Lyrurus tetrix Linnaeus, 1758); oltre alla presenza di una coppia di Aquila reale (Aquila chrysaetos Linnaeus, 1758) nidificante sul M. Lema in territorio elvetico.
Sono presenti ben tre specie di picchio: nero (Dryocopus martius Linnaeus, 1758), verde (Picus viridis, Linneo 1758) e rosso (Dendrocopos major Linnaeus, 1758). Rimando a questa pubblicazione per chi volesse approfondire adeguatamente l'aspetto ornitologico: Check-List degli UCCELLI DELLA PROVINCIA DI VARESE ( https://gruppoinsubrico.com/2015/05/02/quaderni-del-gio-2-check-list-degli-uccelli-della-provincia-di-varese/ )
Numerosi anche gli uccelli nidificanti, di particolare pregio ed importanza naturalistica la presenza di una popolazione, se pur esigua, di Fagiano di Monte (Lyrurus tetrix Linnaeus, 1758); oltre alla presenza di una coppia di Aquila reale (Aquila chrysaetos Linnaeus, 1758) nidificante sul M. Lema in territorio elvetico.
Sono presenti ben tre specie di picchio: nero (Dryocopus martius Linnaeus, 1758), verde (Picus viridis, Linneo 1758) e rosso (Dendrocopos major Linnaeus, 1758). Rimando a questa pubblicazione per chi volesse approfondire adeguatamente l'aspetto ornitologico: Check-List degli UCCELLI DELLA PROVINCIA DI VARESE ( https://gruppoinsubrico.com/2015/05/02/quaderni-del-gio-2-check-list-degli-uccelli-della-provincia-di-varese/ )
Pesci
La popolazione ittica, riferita al torrente Giona è costituita principalmente dalla trota fario (Salmo trutta fario Linnaeus, 1758) che è presente sia nel tratto più a monte sia alla foce. Mentre invece nel tratto finale si riscontra la presenta di altre popolazioni, come lo scazzone (Cottus gobio Linnaeus, 1758), la trota marmorata (Salmo trutta marmoratus Cuvier, 1829), il vairone (Telestes muticellus Bonaparte, 1837).
La popolazione ittica, riferita al torrente Giona è costituita principalmente dalla trota fario (Salmo trutta fario Linnaeus, 1758) che è presente sia nel tratto più a monte sia alla foce. Mentre invece nel tratto finale si riscontra la presenta di altre popolazioni, come lo scazzone (Cottus gobio Linnaeus, 1758), la trota marmorata (Salmo trutta marmoratus Cuvier, 1829), il vairone (Telestes muticellus Bonaparte, 1837).

Anfibi
Per quanto riguarda l’erpetofauna è presente: Rospo comune (Bufo bufo Linnaeus, 1758) in cui la femmina è di dimensioni nettamente maggiori, capita nel mese di marzo di vedere il maschio aggrappato saldamente al dorso della femmina per riprodursi; Rana Temporaria (Rana temporaria Linnaeus, 1758) la cosidetta rana montana, appartenente alle rane rosse che a differenza delle rane verdi non sono strettamente dipendenti agli ambienti acquatici, sono decisamente terricole, ma vi ci tornano soltanto nel periodo riproduttivo, è tra le prime a raggiungere i siti di riproduzione non appena si liberano dai ghiacci; Raganella (Hyla arborea Linnaeus, 1758) specie arboricola e amante del sole, la si può scorgere su di un qualche ramo esposta al sole; Salamandra pezzata (Salamandra salamandra Linnaeus, 1758) di facile riconoscimento per la sua caratteristica colorazione, nera a macchie gialle, definita aposematica, ovvero una colorazione di avvertimento nei confronti dei predatori della sua non commestibilità. Importanti sono le popolazioni di Vipera (Vipera aspis francisciredi, Laurenti, 1768) saettone (Zamenis longissimus Laurenti, 1789), biacco (Hierophis viridiflavus (Lacépède, 1789)), coronella austriaca (Coronella austriaca Laurenti, 1768); presenti poi lucertola muraiola (Podarcis muralis), e il ramarro(Lacerta bilineata) il cui maschio durante il periodo degli amori sfoggia una vivace colorazione verde con gola azzurra , l’orbettino (Anguis fragilis Linnaeus, 1758) una lucertola innocua spesso confusa per un serpente, la distinzione tra maschio e femmina è molto evidente, infatti il maschio risulta essere di colore unifome grigio-bruno, mentre le femmine presentano 1-4 bande longitudinali.
Per quanto riguarda l’erpetofauna è presente: Rospo comune (Bufo bufo Linnaeus, 1758) in cui la femmina è di dimensioni nettamente maggiori, capita nel mese di marzo di vedere il maschio aggrappato saldamente al dorso della femmina per riprodursi; Rana Temporaria (Rana temporaria Linnaeus, 1758) la cosidetta rana montana, appartenente alle rane rosse che a differenza delle rane verdi non sono strettamente dipendenti agli ambienti acquatici, sono decisamente terricole, ma vi ci tornano soltanto nel periodo riproduttivo, è tra le prime a raggiungere i siti di riproduzione non appena si liberano dai ghiacci; Raganella (Hyla arborea Linnaeus, 1758) specie arboricola e amante del sole, la si può scorgere su di un qualche ramo esposta al sole; Salamandra pezzata (Salamandra salamandra Linnaeus, 1758) di facile riconoscimento per la sua caratteristica colorazione, nera a macchie gialle, definita aposematica, ovvero una colorazione di avvertimento nei confronti dei predatori della sua non commestibilità. Importanti sono le popolazioni di Vipera (Vipera aspis francisciredi, Laurenti, 1768) saettone (Zamenis longissimus Laurenti, 1789), biacco (Hierophis viridiflavus (Lacépède, 1789)), coronella austriaca (Coronella austriaca Laurenti, 1768); presenti poi lucertola muraiola (Podarcis muralis), e il ramarro(Lacerta bilineata) il cui maschio durante il periodo degli amori sfoggia una vivace colorazione verde con gola azzurra , l’orbettino (Anguis fragilis Linnaeus, 1758) una lucertola innocua spesso confusa per un serpente, la distinzione tra maschio e femmina è molto evidente, infatti il maschio risulta essere di colore unifome grigio-bruno, mentre le femmine presentano 1-4 bande longitudinali.
Vegatazione

Predominano le cenosi acidofile, in base ai tipi litologici presenti (a matrice silicea).
La Valle ha per la maggior parte una copertura di tipo forestale, in particolare nella fascia collinare predomina il castagno (Castanea sativa Mill., 1768), diffusosi ampiamente grazie al suo importante utilizzo come albero da frutto in epoche passate e poi rinaturalizzatosi. Assieme al castagno ritroviamo molte altre specie arboree se pur in numero decisamente inferiore, come il tiglio, l’agrifoglio, il tasso, il frassino, il nocciolo, il ciliegio selvatico e le querce.
Nella fascia montana si ha la predominanza del Faggio con maestose faggete, questa pianta non è influenzato dalla natura del suolo ma varia il sottobosco, per questo si distiunguono faggete acidofile, mesofile e termofile, nel nostro caso possiamo classificarle come faggete acidofile in particolare del luzulo-fagetum. Anche il faggio è associato ad altre essenze, come la Betulla e l’Ontano verde. In passato il Faggio era utilizzato per la produzione di carbone, difatti camminando per le faggete si possono osservare le piazzole adibite in passato a questo scopo. Si hanno poi gli arbusteti con Ontano verde e rododendri (Rododendrum ferrugineum) misti a vaccineti (mirtillo nero, rosso e falso mirtillo), ginepro nano e infine le praterie alpine, prati magri e nardeti (pascoli): praterie con predominanza di Nardus Stricta che risulta essere la specie che meglio sopporta il calpestio e il brucare del bestiame, anche se molte stanno ritirandosi principalmente per l’abbandono di attività agricole tradizionali come la monticazione.
Le conifere risultano essere poco presenti in particolare le ritroviamo nella parte più sommitale della valle con ad esempio i larici. Sono presenti anche estese stazioni in cui ritroviamo Abete rosso, Abete bianco, Pino silvestre ed altre conifere la cui presenza è evidentemente dovuta a piani di piantumazione di qualche decennio passato
La Valle ha per la maggior parte una copertura di tipo forestale, in particolare nella fascia collinare predomina il castagno (Castanea sativa Mill., 1768), diffusosi ampiamente grazie al suo importante utilizzo come albero da frutto in epoche passate e poi rinaturalizzatosi. Assieme al castagno ritroviamo molte altre specie arboree se pur in numero decisamente inferiore, come il tiglio, l’agrifoglio, il tasso, il frassino, il nocciolo, il ciliegio selvatico e le querce.
Nella fascia montana si ha la predominanza del Faggio con maestose faggete, questa pianta non è influenzato dalla natura del suolo ma varia il sottobosco, per questo si distiunguono faggete acidofile, mesofile e termofile, nel nostro caso possiamo classificarle come faggete acidofile in particolare del luzulo-fagetum. Anche il faggio è associato ad altre essenze, come la Betulla e l’Ontano verde. In passato il Faggio era utilizzato per la produzione di carbone, difatti camminando per le faggete si possono osservare le piazzole adibite in passato a questo scopo. Si hanno poi gli arbusteti con Ontano verde e rododendri (Rododendrum ferrugineum) misti a vaccineti (mirtillo nero, rosso e falso mirtillo), ginepro nano e infine le praterie alpine, prati magri e nardeti (pascoli): praterie con predominanza di Nardus Stricta che risulta essere la specie che meglio sopporta il calpestio e il brucare del bestiame, anche se molte stanno ritirandosi principalmente per l’abbandono di attività agricole tradizionali come la monticazione.
Le conifere risultano essere poco presenti in particolare le ritroviamo nella parte più sommitale della valle con ad esempio i larici. Sono presenti anche estese stazioni in cui ritroviamo Abete rosso, Abete bianco, Pino silvestre ed altre conifere la cui presenza è evidentemente dovuta a piani di piantumazione di qualche decennio passato

Per un elenco completo della flora rimando alle opere presenti in bibliografia, citando qui le più caratteristiche o di particolare pregio.
Per esempio, sito importante per quanto riguarda la vegetazione è una piccola torbiera posta in cima alla Montagnola; le torbiere si originano dal deposito costante di materiale organico in ambienti umidi con acqua molto povera di elementi minerali, che impedisce una completa decomposizione del materiale organico formando così dei consistenti accumuli di quest’ultimo, la torba. In particolare le specie che principalmente sono coinvolte in questo processo sono gli sfagni, dei particolari muschi che portano alla formazione, in questi ambienti, di importanti coltri intrise d’acqua su cui si insediano particolari specie vegetali assai specializzate, come per esempio la Viola palustre (Viola palustris), Pennacchi guainati (Eriophorum vaginatum) e la Rosolida (Drosera rotundifolia), una pianta carnivora che non potendo assorbire l’azoto di cui necessita direttamente dal substrato, che risulta essere molto povero di nutrienti, ha dovuto adottare questa strategia per ricavare il nutrimento da fonti esterne come per esempio gli insetti.
Per esempio, sito importante per quanto riguarda la vegetazione è una piccola torbiera posta in cima alla Montagnola; le torbiere si originano dal deposito costante di materiale organico in ambienti umidi con acqua molto povera di elementi minerali, che impedisce una completa decomposizione del materiale organico formando così dei consistenti accumuli di quest’ultimo, la torba. In particolare le specie che principalmente sono coinvolte in questo processo sono gli sfagni, dei particolari muschi che portano alla formazione, in questi ambienti, di importanti coltri intrise d’acqua su cui si insediano particolari specie vegetali assai specializzate, come per esempio la Viola palustre (Viola palustris), Pennacchi guainati (Eriophorum vaginatum) e la Rosolida (Drosera rotundifolia), una pianta carnivora che non potendo assorbire l’azoto di cui necessita direttamente dal substrato, che risulta essere molto povero di nutrienti, ha dovuto adottare questa strategia per ricavare il nutrimento da fonti esterne come per esempio gli insetti.
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In particolare qui sotto trovate il Link(immagine) per inserire le osservazione effettuate in Val Veddasca!
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Bibliografia
Qui trovate i documenti bibliografici scaricabili in PDF
- Baratelli D., 2002. - Rettili e Anfibi della Provincia di Varese. Provincia di Varese, Servizio tutela ambientale e Protezione Civile, Varese, 34 pp.
- Baroli S., Frigerio P.,1999 - Storia di Luino e delle sue valli, Macchi Editore.
- Biancardi C. M., Pavesi M. & Rinetti L., 1995 - Analisi della alimentazione del Tasso, Meles meles (L.), nell’Alto Luinese (Provincia di Varese, Italia) (Mammalia, Mustelidae). Atti Soc. it. Sci. nat. Museo civ. Stor. nat. Milano, Milano, 134: 265-280.
- Biancardi C. M., Rinetti L., 1998 – Distribuzione dei sistemi di tana di Tasso, Meles meles (L.), nell'Alto Luinese (Provincia di Varese, Italia) (Mammalia, Mustelidae) - Atti Soc. it. Sci. nat. Museo civ. Stor. nat. Milano, 139(I), pp. 57-64.
- Bogliani G., Bergero V., Brambilla M., Casale F., Crovetto G.M., Falco R., 2009. Aree prioritarie per la biodiversità nelle Alpi e Prealpi lombarde. Fondazione Lombardia per l’Ambiente e Regione Lombardia, Milano.
- Casale F. e Brambilla M., 2008 - CARTA DELLA CONNESSIONE ECOLOGICA TRA I SITI NATURA 2000 DELLA PROVINCIA DI VARESE
- Dordi A., 2013 - RELAZIONE GEOLOGICA. Componente geologica, idrogeologica e sismica del P.G.T., COMUNE DI CURIGLIA CON MONTEVIASCO, PROVINCIA DI VARESE.
- Gentili G., Porrini S.,2009 - CARTA ITTICA PROVINCIALE, RAPPORTO TECNICO FINALE, Provincia di Varese.
- Giobbi Orrigoni E., Testa B. & Carimati R., 1982/1983 – Contributo alla ricostruzione stratigrafica delle “Serie dei Laghi”: litofacies principali della “Strona-Ceneri” a N-E Lago Maggiore (Alpi Meridionali-Italia). Rendiconti della Società italiana di Mineralogia e Petrologia 38 (3): 1337-1350.
- GRAIA Srl, 2001 - Carta delle Vocazioni Ittiche della Provincia di Varese. Provincia di Varese - Settore Politiche per l’Agricoltura e Gestione Faunistica. 263 pp.
- Macchi P., 2005 - La flora della provincia di Varese, Nicolini Editore, Gavirate.
- Miozzi M., 1990 – “Acqua passata non macina più, vecchi mulini della valle Veddasca”. Tipografia Josca.
- Oriani A.,1991 – Indagine storica sulla distribuzione dell’orso bruno (Ursus arctos L.,1758) nelle Alpi lombarde e della Svizzera italiana. Il naturalista Valtellinese, Morbegno, 2: 99-136.
- Rinetti L., Biancardi C. M., Marini S., 1997 - I mammiferi del Luinese (Germignaga: Nastro & Nastro.
- Rinetti L.; Biancardi C. M., 2015 - Storia dell'esplorazione naturalistica del Luinese: una bibliografia analitica.
- Saporetti F., 2012 - I Passeriformi (Passeriformes) degli ambienti aperti come indicatori della successione ecologica nel SIC Val Veddasca (Lombardia, Italia), Gruppo Insubrico di Ornitologia Onlus, c/o Civico Museo Insubrico di Storia Naturale di Clivio e Induno Olona.
- Tosi G., Rinetti L., Zilio A., Scossa Romano Cassani M., Cagnolaro L., 1987 - Analisi preliminare della popolazione di Camoscio (Rupicapra rupicapra L.) dell'Alto Luinese (Provincia Varese, Italia). Atti Soc. Ital. Sc. Nat. Museo Civ. Sto, Nat Milano. 128 (3-4): 265-284.
- Zavagno F., 2010 - Atlante dei SIC della Provincia di Varese. Regione Lombardia e Fondazione Lombardia per l’Ambiente, Milano.
- 2008 Formulario standard Val Veddasca, Rete Natura 2000, ministero dell’ambiente.